La Magia in pericolo
Articolo pubblicato on-line su: https://www.up-climbing.com/it/boulder/news/35518
Crescono le preoccupazioni per la deturpazione di molte aree famose
L’inciviltà e l’assenza di qualunque rispetto per l’ambiente e per l’etica stanno diventando sempre frequenti nel massificato mondo dell’arrampicata. Per fortuna, iniziano a sentirsi voci di protesta...

Magic Wood. Photo: David Mason

Poco
prima dell’estate, David
Mason (climber,
allenatore e fotografo di Sheffield) ha pubblicato sul
sito www.theprojectmagazine.com un
interessante contributo dal titolo molto evocativo: “Losing
The Magic: The Need For Conservation”.
Questo
articolo è l’inevitabile conseguenza della situazione sempre più
critica che caratterizza l'area di Magic
Wood, un
plateale esempio dei danni ambientali che l'arrampicata massiva può
indurre. Una lettura suggerita a chiunque, boulderista o no.
Facciamola
breve. In occasione di una sua visita a Magic Wood, l’autore rimane
sconcertato nel vedere come è diventata l'area rispetto alle prime
visite avvenute anni prima: la roccia e le prese sono incrostate di
magnesite e gomma, con un grip ormai perso per sempre; i sentieri
sono diventati autostrade e mille nuove stradine deturpano un bosco
che prima era davvero magico; le radici degli alberi sono
pesantemente rovinate con rischi per la loro la sopravvivenza;
spazzatura, carta igienica e cicce di sigarette sono sparse ovunque…
Nell'articolo
l’autore ricorda quelle che dovrebbero essere le regole basilari
per preservare la roccia e l'ambiente naturale che fa da contesto
all'arrampicata (riportate in fondo a questa pagina) e giustamente
sottolinea la necessità di una adeguata educazione dei moltissimi
nuovi praticanti. Il rischio di causare danni ambientali è dietro
l'angolo e, come già successo in passato, questo potrebbe portare
inevitabilmente a restrizioni degli accessi o alla chiusura di aree
compromesse, oltre che alla ben più grave distruzione di angoli di
natura meravigliosa.
L’articolo
di Mason non è che l’ennesima voce che negli ultimi mesi ha messo
il dito in una piaga sempre più aperta: basti pensare alla critica
che Niky
Ceria ha
riportato mesi fa sulla
situazione di Bleau,
così come alla serie video promossa da Black
Diamond in
cui personaggi come Nalle
Hukkataival o Fred
Nicole educano
al corretto approccio alla roccia e al suo rispetto, ancora in
riferimento alla situazione di Fontainebleau.
Qualcuno
inizia a rendersi conto che è necessario aprire gli occhi e
riflettere su come il mondo dell’arrampicata stia degenerando in
diversi aspetti, ad iniziare dal più delicato: il rispetto della
roccia e dell'ambiente, un patrimonio più prezioso e prioritario
rispetto alle nostre esigenze di climber.
Esempi
ne sono anche i primi raduni o manifestazioni in cui l’arrampicata
si affianca alla cura e alla manutenzione delle aree, come proposto
il weekend passato con il Clean
for Climb in Val
Daone,
giusto per menzionare il più recente.
Qualcuno
potrebbe dire che spiacevoli episodi di impatto ambientale negativo
si sono sempre riscontrati in arrampicata. Si pensi ad esempio alla
chiusura di Meschia Vecchia
avvenuta ormai più di quindici anni fa, proprio a causa della
deturpazione del bosco per l’incuria e l’inciviltà di molti
frequentatori. In passato, poi, abbiamo tutti sicuramente peccato
almeno qualche volta. A chi non è mai capitato di tracciare segnacci
di magnesite o di lasciare i boulder appena scalati senza curarsi di
spazzolarli a dovere?! Oppure chi non ha tagliato alberelli o
interagito pesantemente nel modificare basi e sentieri spesso al di
là del minimo necessario?! Giusto qualche banalissimo esempio tra i
molti che si potrebbero riportare. Non parliamo poi dei danni che, a
cavallo tra anni 80 e 90, sono stati fatti con la reiterata abitudine
di scavare le vie…
Certo
questo è successo diverse volte ma c’è da dire che molti di
questi episodi sono stati spesso legati all’ingenuità di una
disciplina ancora giovane, alla mancanza di lungimiranza e ad un
contesto in cui la consapevolezza etica doveva ancora evolversi in
molti suoi aspetti. Infatti, non ci è voluto molto tempo prima che
gli arrampicatori si rendessero conto che molti comportamenti erano
deleteri, con conseguenti cambiamenti di rotta. L’etica
inevitabilmente evolve e dovrebbe farlo in senso positivo, rendendoci
sempre più coscienti del fatto che la nostra attività si svolge in
un contesto ben più ampio e con le sue delicatezze.
Di
sicuro è sconcertante constatare come ora, ogni volta che vengono
sollevate discussioni etiche, ci sia sempre qualcuno che abbia il
coraggio di rinfacciare tali errori del passato quasi a giustificare
il proprio diritto a fregarsene di certe problematiche, per
continuare imperterrito lungo la propria egoistica via fatta di
menefreghismo e superficialità.
Molte
problematiche di interazione tra arrampicatori e ambiente sono senza
dubbio legate alla grande crescita del numero dei praticanti ed era
inevitabile che questo generasse qualche problema nell’approccio ai
siti naturali.
Chiaramente,
molti comportamenti non possono essere correlati al solo mondo
arrampicatorio: se lasci i tuoi rifiuti tra i sassi o alla base delle
pareti, se getti per terra il nastro delle dita o la cicca della
sigaretta e se hai la necessità di espletare i tuoi bisogni
fisiologici senza poi curarti di occultarli opportunamente…
evidentemente non è che tu non abbia compreso l’etica
dell’arrampicata, ma sei semplicemente un deficiente a cui mancano
le basilari nozioni di civiltà e rispetto! Inutile anche dire che
tale perdita del rispetto e dell’educazione sembra essere una
triste realtà della società moderna e di riflesso anche
dell’arrampicata nella sua nuova forma “massificata”.
Tuttavia,
la massificazione dell’arrampicata non è la sola causa di quanto
sta succedendo. Al di là delle regole base del rispetto
dell’ambiente, altre convenzioni non sono poi così scontate e
giustamente si potrebbe sempre obiettare che “nessuno nasce
imparato”.
Come
e quando pulire le prese, quando evitare di scalare per non
danneggiare la roccia, quali sono gli accorgimenti per evitarle
danni, come interagire con l'ambiente circostante per limitare gli
effetti della frequentazione umana e soprattutto il ricordarsi che
siamo solo degli ospiti dei boschi e delle valli in cui scaliamo,
sono insegnamenti che devono essere trasmessi, specialmente se la
maggior parte dei praticanti si avvicina all'arrampicata partendo
dall'indoor, dove ogni contatto con l’ambiente naturale è assente
fin dall’inizio. È quindi responsabilità sia dei professionisti
del settore ma anche degli arrampicatori più esperti educare i nuovi
praticanti alle regole basilari per un corretto approccio
all’arrampicata outdoor.
Certo,
verissimo. È come sfondare una porta aperta.
Vi
è mai capitato di dire a qualcuno che non conoscete che è il caso
di pulire il blocco o la via che ha appena scalato, di prestare
attenzione ai sentieri e alla vegetazione o di abbassare la musica
che pompa a palla ecc. ecc.? Se vi va bene vi arriva un'occhiataccia
altrimenti un chiaro invito a farsi i cazzi propri. A buona parte
degli arrampicatori non frega niente di prestare attenzioni a certe
questioni ma continuano imperterriti a fare ciò che gli pare, in
drastico contrasto con quanto avveniva un tempo, dove parte della
propria “educazione” veniva anche dalle “bacchettate” dei
climber più esperti.
Se
trascuriamo questo aspetto e consideriamo le sale indoor con i
relativi istruttori le cose probabilmente vanno anche peggio. A
fronte di gruppi e palestre che si sbattono per organizzare corsi o
manifestazioni che trasmettano i corretti valori dell’arrampicata
(ad esempio gli organizzatori di eventi come il già menzionato Clean
for Climb…), sono sempre più numerose le realtà prettamente
“commerciali” in cui non c'è attenzione che alle leggi del
mercato. L’arrampicatore neofita è solo un cliente che deve essere
adulato, coccolato, fatto sentire un talento come Adam Ondra, tutto
pur di fidelizzarlo...altro che annoiarlo e bacchettarlo per
trasmettergli i valori etici dell'arrampicata. Tanto chissenefrega
come e quando va a scalare fuori, non è affar nostro, l'importante è
che continui a venire qui a pagarci l'ingresso e i corsi...
Educazione
alle regole etiche e al rispetto non rientrano di certo nelle
priorità di tali professionisti, il cui obiettivo è il tornaconto
personale, a cui tutto il resto deve essere asservito e oltra al
quale nient’altro esiste. Non lamentiamoci quindi, se prima o poi,
tra i blocchi e sotto le pareti arriveranno arrampicatori convinti
che appena finito di scalare ci sia la signora delle pulizie che
passa con l’aspirapolvere a pulire i loro resti o con lo spazzolino
a pulire diligentemente tutte le prese…
Da
ultimo, menzioniamo un ulteriore aspetto che ci dà un’idea di come
stia pericolosamente evolvendo la concezione stessa dell’arrampicata
outdoor: sono infatti in via di sviluppo realtà in cui aree naturali
vengono pesantemente modificate per essere trasformate in
giardinetti, con il deliberato intento di dare ai climber che vengono
dall'indoor un contesto analogo alla palestra anche quando si trovano
nella natura…Il completo stravolgimento di ciò che è
l'arrampicata...
Il
problema è complesso e ci sarebbe molto altro da dire rispetto alle
brevi considerazioni riportate sopra. Di sicuro è urgente che
l’intero mondo dell’arrampicata si dia una svegliata su una
questione che diventa sempre più prioritaria.
Qualcuno
si muove ed inizia a capire che è meglio prendere una posizione per
ciò che è il bene comune, dando quel piccolo contributo necessario
per la salvaguardia della natura in cui arrampichiamo.
Svegliamoci
però tutti, facciamoci un bell’esame di coscienza e agiamo di
conseguenza, sperando che non sia troppo tardi per ripristinare
quella Magia che ormai è quasi scomparsa in molte delle più famose
aree del mondo.
****
Ecco
le regole fondamentali per il rispetto dei siti boulder riportate da
David Mason nel suo articolo:
1.
Non arrampicare sulla roccia umida
2.
Portarsi a casa la spazzatura e anche raccogliere quella in cui ci si
imbatte
3.
Spazzolare e pulire gli appigli durante e dopo l'uso
4.
Rimuovere con la spazzola tutte le righe e segni di magnesite, siano
essi vostri o di altri.
5.
Sollevare e trasportare i crash-pad invece di trascinarli a terra tra
un blocco e l'altro.
6.
Assicurarsi che le scarpette siano ben pulite prima di usarle sulla
roccia.
7.
Limitare i rumori che si fanno, incluse le urla di entusiasmo
8.
Seguire i sentieri segnati ed evidenti, non camminare ovunque sia più
facile
9.
Seppellire i rifiuti umani e portarsi a casa la carta igienica o
bruciarla invece di lasciar sul posto.
10.
Non accendere la musica sotto i blocchi, è veramente irrispettoso
verso gli altri nell'area
A
queste regole aggiungo anche le seguenti:
-
Spazzolare le prese con cura ma anche con attenzione: non esagerare, considerare il tipo di occia e la sua fragilità ed evitare in tutti i casi spazzole di ferro. Un’ottima e meno invasiva pulizia è anche possibile lavando le prese con il getto di uno spruzzino a sola acqua (grande attenzione o evitare sull’arenaria!)
-
Quando si va a cercare un passaggio prima di provarlo, evitare di toccare le prese con le mani umide/unte o portarsi la magnesite in modo da “smagnesare” prima di “tastarle” (poi ripulire…)
-
Accettare con onestà le proprie capacità. Per quanto si metta tutta la cura possibile, le prese si usureranno comunque nel tempo. Quindi è inutile che proviate alla morte un blocco per voi impossibile contribuendo inutilmente alla sua usura. Tirate come bestie, mettetevi in gioco e cercate di spingere sempre più in là i vostri limiti, questa è l’arrampicata! Ma se vi trascinate a stento sul 7a non mettetevi a provare l’8b, lo state solo rovinando inutilmente...
-
Le night session saranno pure divertenti, fotogeniche e con condizioni ottime, ma state disturbando i ritmi fisiologici della natura e della fauna. Alzatevi prima alla mattina per trovare il fresco, oppure allenatevi meglio per stringerle forte anche se c’è qualche grado in più.
-
Ricordate sempre che siete voi che dovete integrarvi e adattarvi alla natura, non il contrario.
Buona
arrampicata
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